1. |
Hot shot (intro)
02:10
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L'illusione dell'aroma terapia fra le camelie
Saturati dalla satira e dagli OGM
MD per i tuoi transistor, si sconsiglia l'astenersi
Non resisto al mio trasmettitore
Ribadisco: non transigo, rigore spartano
Il riciclo dell'umore può aspettare, non riesco a sentire
Non ascoltare chi ti dice il contrario
Non contestualizzare nemmeno, ogni fottuto pensiero
Violenta la scatola nera del logos
Logopedisti del triviale, vilipendio di cadavere
Il Corpo di Cristo nel palinsesto, non insisto, non esisto
Nell'esito mai nefasto, tutto sommato
Sottratto alla zona franca della Zona Twilight
La banda larga, il mio mantra: "l'Universo in una stanza"
Materia ed Anti-materia sono ai minimi storici
Sto ricevendo nuove dal collasso, riprendi il contatto
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2. |
Sangue e ruggine
02:42
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Renderci schiavi delle tecniche perché l'arte ci liberi
Irretiti dal nettare della decade dell'Ecate
Decidi per me o recidi tu le mie vertebre
Vomito arcobaleni di stilemi nell'etere
Tessuto necrotico illuminato dal neon
Non c'è posto per me nel nuovo ordine
Non c'è amore nel odeon della legione dei pro-lifer
Vedo solo sangue e ruggine
Espiantami l'anima così non avrei niente da perdere eccetto me
E' certo che non sarei niente se avessi libero arbitrio
Ma un involucro vuoto non ha parole
E corde vocali recise per esprimere il duolo del suono
Uso capione di noi stessi, leasing
Meningi ermetiche, politiche del packaging
Ma spinte idrauliche dal cardias scardinano il mio retaggio
E vi rigetto addosso ciò che ho dentro atto di sabotaggio
O libertà di movimento? Seppur effimera chimera
Spirito di legno, sul fondo di una preghiera
Di luce una macchina nera, sangue e ruggine
Ruggisce di malessere una voce lontana (spara!)
Tiro a segno sui miei voli pindarici
Oggetto di studi clinici: "Soggetto numero?"
Ho ancora un identità
Qualcosa da conservare quando tutto finirà
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3. |
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Maga:
Esprimo il mio desiderio sottovoce perché tu possa sentirmi
Ma io sento ciò che senti, di che dovrei pentirmi?
La nostra sinestesia spingerebbe le persone a compatirmi?
Cresciuti nello stesso modo, nello stesso mondo
Imparando a vivere negli spazi vitali
Fra sistole e diastole, ma infondo quando non si ha domani
Anche una gemma manifesta un iperbolica bellezza
Due mani divise dall'iter di accadimenti
Dentro una lastra opacizzatasi negli anni.
Pleonastici accanimenti trascesi dall'esegesesi
Di aleatori momenti tutt'altro che liberatori
Voi contenti? Io di rimando mostro i denti
E rimando l'inevitabile, decurto il tempo dallo spazio geminale
Perché sorprendersi?
Se nel temporale bruciare costa meno che spegnersi
Lambdabeat:
Nati pezzi di ricambio
Morti per i pezzi di ricambio
Una vita a pezzi ma non cambio
Credevo che l'amore autentico
Fosse identico per un clone
Così col dubbio m'arrabbio
Ho imparato a disegnare
Ho imparato a simulare
Con Ruth pur volendo Kathy
Che ti importa Madame
Vità a metà come ramadam
Brucian gli affetti
Ho portato i miei disegni
Centinaia
Alla fine della galleria
Luce appaia
Nada un'ultimo urlo mi separa
Dalla gabbia della follia
Allora dottore (fallo) spara
Lei assistente per la mia bara
Lambda è Tommy sti toni per Maga
Non lasciarmi, ritorni a Hailsham e indaga
Promo:
Asportano respiri dai corpi, organi
Siamo condotti vuoti materiali organici
Ricondotti fuori da contorni reali abili
Senza ali ne abiti ne alibi
Hai perso il senso in cui mi eviti
Resti chiuso in me finche mi abiti
Riabilito contatti tissutali, superficiali
Superumani su per i lati artificiali
Surgelati con piedi ai pavimenti astrali
Noto movimenti strani, sentimenti spenti
Dimentichi cosa senti
Tu cercami tra i tempi meno astratti
Capirai che siamo fatti per vivere i passati
Vite presenti di normali passanti
Si riaprono voragini epidemiali
Valvole intestinali staminali
Stiamo calmi stiamo male
Cerco il mio "possibile" oltre l'invalicabile
Non si vive mai abbastanza
Esasperati da un desiderio vitale
Di capire o di evitare e diventare
Carne volatile dissolta in una stanza
La speranza di non lasciarci
E' più forte degli squarci
Non ci svuoteranno mai completamente
Sostanzialmente siamo estratti di noi stessi
Aldilà dei compromessi siamo i più potenti
E ciò ci rende paradossalmente meno evidenti
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4. |
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Maga:
L'automazione dello scibile indotto in un coma tantrico
Di formalina e pessimismo cosmico
Anatema d'un buonismo karmico incatena una generazione
Figlia dell'abnegazione programmatica di un comico
In un laccio emostatico devozione venale
Alla stasi contemplativa dell'horror vacui (fuochi fatui)
Nella fase inferenziale di una mente seriale
Confondo simbiosi virtuale e infatuazione virale
Slogan nello stroboscopio del Panopticon a scopo ricreativo
Un palliativo psicotropo al trauma dissociativo dell'ego
La disamina del turpiloquio
Vela la dinamica di Giano nel Genoma umano
Ora che la metamorfosi è compiuta svelami il segreto
Qual'è il prezzo del tuo nuovo credo
Scopro l'indole violenta
Della sindrome di Sthendal asservita alla Sindone di Aghor
Ho visto i Morlock agli albori mascherarsi da eroi
Rubare l'ego agli Eloi sorridenti nei mattatoi
Un reattore nel tempio, l'Utopia di Montezuma
Aritmia (breaktrhough) punto di rottura
Ho visto gli Aghori agli albori mascherarsi da eroi
Rubare l'ego agli Eloi sorridenti nei mattatoi
Un reattore nel tempio, l'Utopia di Montezuma
Aritmia (Breaktrhough) punto di rottura
Nabla:
In ogni modo per la mole molesta di moloch
Si sacrifica l'umanità in cambio di robot
Il fiore del demonio germoglia nel sottosuolo
Il destino dell'individuo è quello di restare solo
Atrofizzazione emozionale, l'essere è amorale
Eclissi dell'ego e il pensare convenzionale
Il segreto per vivere bene è volere male
Ed è cane mangia cane se a comandare è il maiale
Il solo resta tale ma non ha un pensiero proprio
Ammira lo stesso sodale contro cui combatte.
Produttiva specie marcia, progenie dell'odio,
In mandire di cravatte deambulanti compatte.
Malessere riflesso su di madidi diamanti,
Sguardi di passione persa di mantidi amanti,
E quando dal reale saremo troppo distanti
Nel buio dell'ignoto faremo un passo in avanti
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5. |
Athlantis
03:28
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Cullato dal pianto di Ecantochiri, cedo
Alla pareidolia del placebo. Metafonia nell'euforia del Nigredo
Lascio aperto uno spiraglio per l'albedo
E annego Crono in una flebo di bromo, Resto sospeso
In un sospiro sulla via del ritorno, prendo coscienza d'intorno
Delle Forze di London che mi circondano
Nella matrice da cui mi stanno strappando
Via dalla morsa nutrice, verso il rimpianto, oltre l'Incanto
Oltre il colore, la sua normale percezione
Mosche bianche nell'androne di John Dee
I gemiti dei neo-geniti di Melancholia in collisione
E vivido un ronzio come il battito d'ali d'un colibrì
E un attimo prima? "Tutto finiva com'era iniziato"
L'eco dei contorni in dissolvenza sul Creato
Regresso siderale nel lamento del Mai Nato
Programmato per l'apolidia al più presto, sveglio
Nei recessi di Atlantide guardo il cosmo nell'iride
L'ombra comprende ciò che la luce comprime
Danzatori inerti/inermi in moti fuori sincro
La mano del leviatano mi accompagna fuori bordo
Carpita l'indefinita coerenza dell'Oltrescienza
Scordai le pulsazioni del mondo, vedo dell'Uomo le mire
Lenire l'inconfutabile esistenza
Nell'amena quiescenza l'inesorabile onore
Dell'onere motorio dono degli artropodi agli apodi
Confinati agli zenit del perielio
L'humus prospera e dona tempo all'Omunculus nel gelido metallo di un utero
Figlio del genio meccanico, spurio
Come la costola di Adamo, brucia Luxor impuro
Pulviscolo di Tellurio per mano di Amon
Abito un loculo apocrifo in grembo a Democrito
E dopo veleggio per l'umor acqueo varco la porta del vuoto
E un attimo prima? "Tutto finiva com'era iniziato"
L'eco dei contorni in dissolvenza sul Creato
Regresso siderale nel lamento del Mai Nato
Programmato per l'apolidia al risveglio, presto
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6. |
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La calma del Dr. Manhattan altera la superficie di Alderan
l'Universo non lo noterà ma che cos'è un'apocalisse nell'impasse subatomica
Nella prigione razionale Euclide scrive l'epitaffio all'empatia
Sull'altare dell'alta definizione la rivoluzione entra nell'harem dell'atarassia
E che n'è stato di quegli orfani?
Intubati sopra i loro talami, tabù genetici, tribù di banche d'organi
E che n'è stato di quegli orfani?
Mentre banchettano in mondovisione sugl'innesti degli stessi figli dell'innovazione
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